
Acrylics, pencil; 2017
“Dicesi che, stando in chiesa per mostra questa figura, avevano trovato i frati nelle confessioni, donne che nel guardarlo avevano peccato per la leggiadria e lasciva imitazione del vivo, datagli dalla virtù di fra’ Bartolomeo; per il che levatolo di chiesa, lo misero nel capitolo […]”. Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori.
San Sebastiano è un santo molto particolare: ha subito un doppio martirio ma viene ricordato solo per il primo, quello che non gli fu fatale, ed è l’unico che viene rappresentato ignudo. E’ questa infatti, l’iconografia classica di ogni epoca, un San Sebastiano giovane, di bell’aspetto nel viso e nel corpo, spesso efebico e glabro, che viene trafitto dalle frecce nella sua nudità, con una connotazione intrinsecamente erotica, come faceva già notare il Vasari. Alcuni, poi, si sono spinti più in là, collegando la scena all’omosessualità suggerita dalle frecce che penetrano nella sua carne.
Nella sua Estasi di San Sebastiano l’artista rappresenta l’uomo durante la sua mistica visione del divino, il tempo di un attimo che diventa infinito, la linearità del pensiero divino contrapposta al gioco caotico delle frecce umane. La freccia, come mezzo di penetrazione del corpo e dell’anima, viene interpretata con una doppia valenza: del martirio e della ferita d’amore, riprendendo il tema della transverberazione affrontato dal Bernini nella sua “Estasi di Santa Teresa”.
Un personaggio giovane, bello, atletico; sul viso si scioglie l’aureola che, colando, gocciola anche sul corpo rappresentando la sensazione mistico-estatica che viene trasformata in una sensazione corporea ed erotica. La visione del divino nasce dalla lussuria e il peccato diventa una via per una dimensione ultramondana.